ARCHITETTURA FATTA CON CONTAINER
6 Ott 2015
“Voglio vivere in un container “. Un’affermazione curiosa che rappresenta un fenomeno reale e in espansione, quello dell’architettura del container, una forma speciale di architettura sostenibile all’insegna del riuso. L’architettura con i container, infatti, sta vivendo un momento di sviluppo importante grazie a progetti eccellenti sparsi in tutto il mondo.
Sono molti ormai gli articoli presenti online o pubblicati su riviste autorevoli, che parlano di come sia possibile realizzare un edificio impiegando container usati. Tale fenomeno si basa su costi di realizzazione bassi e tempi brevi di posa. Oltre all’economicità ed al concetto di riciclo, quali sono i motivi che spingono le persone ad adottare tale tecnologia?
Tra le prime risposte c’è la necessità di avere alloggi temporanei per studenti, lavoratori, famigli disagiate. Sicuramente anche il fattore economico gioca un ruolo primario, senza considerare il confort e versatilità dati dalla loro modularità. Nel mondo la quantità di container attualmente impiegati è notevole (più di 29 milioni) come anche il numero di quelli che sono abbandonati, spesso nelle aree portuali oppure nei depositi delle compagnie di trasporto. A causa della crisi non è possibile impiegarli per mancanza di richiesta. Proprio in quest’ultima fase, i container possono essere danneggiati dagli agenti atmosferici e arrivare al punto da non poter essere più impiegati per il trasporto.
Non solo, il ciclo di vita di un container è molto lungo, aumentando così il rischio di accumulo nelle aree di sosta. Quindi si volessimo iniziare a progettare una casa utilizzando container riciclati, quale può essere il costo per l’acquisto di un singolo elemento? Attualmente il prezzo per un container usato varia dai 600 ai 2000 euro a seconda del modello, della dimensione e dello stato di conservazione. Ne occorrono circa 7000 per acquistarne uno nuovo.
La resistenza che hanno queste strutture è un punto di forza inconfutabile. È dovuto al fatto che essi devono contenere carichi spesso molto pesanti e resistere alle intemperie presenti durante la navigazione delle navi portacontainer: grazie a tale caratteristica si prestano in maniera ottimale ad un inserimento “leggero” nel territorio, anche in presenza di terremoti. Possono per esempio essere impiegati per realizzare alloggi post catastrofe, o magari per piccoli uffici di coworking.
Entrando nello specifico, il container ISO ha una dimensione standard di 244 cm di larghezza, 259 cm di altezza e dai 610 ai 1220 cm di lunghezza. Per tanto un modulo può avere una superficie calpestabile compresa tra 14 e 29 mq. Risulta piuttosto facile capire che utilizzando 2 o 3 moduli si può già ottenere un monolocale con servizi annessi.
Uno dei primi svantaggi è indubbiamente la necessità di isolare in maniera importante la struttura, che di fatto è composta da una semplice lamiera grecata. Successivamente bisogna verificare che all’interno del container non siano state trasportate materie tossiche o pericolose per la salute dell’uomo.
Le architetture di container nel mondo sono caratterizzate da design ricercati ma allo stesso tempo funzionali, colori e forme di impatto, sono veri e propri esempi del concetto di “sostenibilità e riciclo”, senza tanti fronzoli ed in maniera efficace.
Tra questi c’è un’intera torre Freitag composta da 17 container-negozi, progettata dallo studio di architetti Spilmann-Echsle e realizzata a Zurigo. Oppure ilContainer City, basato su di un nuovo metodo di gestione dello spazio urbano nella zona est di Londra. Ancora, il nuovo terminal per navi da crociera del porto di Siviglia, progettato da Hombre de Piedra e Buró4 . Ma ci sono anche la Casa Oruga di Sebastian Irarrazaval; il Jike Idea Building di Jikerzhicheng Product Design Consulting; il ponte ECOntainer bridge di Yoav Messer Architects; la stazione Barneveld Noord Station ed il Container Bar in Rainey Street, Austin.
Come si inizia a trasformare un container in una casa o in uno spazio multifunzionale?
Prima di tutto bisogna smontare le pareti, le quali sono normalmente in acciaio, si verifica il loro stato e poi si procedere a creare i fori che potranno diventare finestre, porte, o asole tecniche. Banalmente è come realizzare un modellino di balsa: una volta progettata la parete della stanza che desideriamo ottenere si inizia a predisporre i fori che servono. Alle pareti che compongono l’ossature, vanno aggiunti pannelli isolanti, i fissaggi per gli impianti e gli elementi di finitura.
Il pavimento del container è solitamente in tek, un materiale molto resistente che si presta a supportare pavimenti flottanti ed impiantistica. Le scelte tecnologiche come i materiali utilizzati sono in linea con il concetto di “costruzione a secco”, ovvero senza l’impiego di materiali che necessitano acqua per la posa.
La porta del container viene normalmente sostituita con una pannellatura nuova che comprende le porte di ingresso o elementi di aggancio per soluzioni modulari. Per concludere, quali sono le tipologie di architettura a container più diffuse?
Si inizia con il container singolo, trasformato per esempio in un chiosco, un info point o un piccolo atelier.
Poi abbiamo il raggruppamento in grado di dar vita ad abitazioni, uffici, centri commerciali, asili nido e scuole (ma gli esempi possono essere molti altri). È possibile avere una struttura mista, infatti il container può risultare ottimale per aggiungere una stanza ad un edificio già esistente, per esempio un bagno, una libreria, uno studio o una semplice veranda.
Infine esistono case galleggianti in riva ai fiumi o agli stessi porti, sopraelevazioni ed installazioni all’interno di edifici esistenti. Proprio quest’ultima tipologia è apprezzata per allestire mostre, suddividere fabbricati molto grandi o semplicemente per realizzare oggetti d’arte veri e propri.
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